CLASSICI DEL MOVIMENTO COMUNISTA

Indice degli scritti di A. Gramsci


Il movimento torinese dei Consigli

(Rapporto inviato nel luglio 1920 al Comitato Esecutivo dell'Internazionale comunista. Pubblicato per la prima volta in russo, in tedesco e in francese nell'Internazionale Comunista, 1920, n. 14; ripubblicato in italiano, senza firma nell'Ordine Nuovo, quotidiano, 14 marzo 1921, anno 1, n. 73)

 

 

Uno dei membri della delegazione italiana, testé ritornato dalla Russia sovietica, riferì ai lavoratori torinesi che la tribuna destinata per l'accoglienza della delegazione a Kronstadt era fregiata colla seguente iscrizione: "Evviva Io sciopero generale torinese dell'aprile 1920".

Gli operai appresero questa notizia con molto piacere e grande soddisfazione. La maggior parte dei componenti la delegazione italiana recatasi in Russia erano stati contrari allo sciopero generale dell'aprile. Essi sostenevano nei loro articoli contro lo sciopero che gli operai torinesi erano stati vittime d'una illusione e avevano sopravvalutato l'importanza dello sciopero.

I lavoratori torinesi appresero perciò con piacere l'atto di simpatia dei compagni di Kronstadt ed essi si dissero: "I nostri compagni comunisti russi hanno meglio compreso e valutato l'importanza dello sciopero di aprile che non gli opportunisti italiani, dando così a questi ultimi una buona lezione".

 

Lo sciopero di aprile

 

Il movimento torinese dell'aprile fu infatti un grandioso avvenimento nella storia non soltanto del proletariato italiano, ma di quello europeo, e possiamo dirlo, nella storia del proletariato di tutto il mondo.

Per la prima volta nella storia, si verificò infatti il caso di un proletariato che impegna la lotta per il controllo sulla produzione, senza essere stato spinto all'azione dalla fame o dalla disoccupazione. Di più, non fu soltanto una minoranza, un'avanguardia della classe operaia che intraprese la lotta, ma la massa intera dei lavoratori di Torino scese in campo e portò la lotta, incurante di privazioni e di sacrifici, fino alla fine.

I metallurgici scioperarono un mese, le altre categorie dieci giorni. Lo sciopero generale degli ultimi dieci giorni dilagò in tutto il Piemonte, mobilitando circa mezzo milione di operai industriali e agricoli, e coinvolse quindi circa quattro, milioni di popolazione.

I capitalisti italiani tesero tutte le loro forze per soffocare il movimento operaio torinese; tutti i mezzi dello Stato borghese furono posti a loro disposizione, mentre gli operai sostennero da soli la lotta senza alcun aiuto né dalla direzione del Partito socialista, né dalla Confederazione Generale del Lavoro. Anzi, i dirigenti del Partito e della Confederazione schernirono i lavoratori torinesi e fecero tutto il possibile per trattenere i lavoratori e contadini italiani da qualsiasi azione rivoluzionaria colla quale essi intendevano manifestare la loro solidarietà coi fratelli torinesi, e portare a essi un efficace aiuto.

Ma gli operai torinesi non si perdettero d'animo. Essi sopportarono tutto il peso della reazione capitalista, osservarono la disciplina fino all'ultimo momento e rimasero fino dopo la disfatta fedeli alla bandiera del comunismo e della rivoluzione mondiale.

 

Anarchici e sindacalisti

 

La propaganda degli anarchici e dei sindacalisti contro la disciplina di partito e la dittatura del proletariato non ebbe alcuna influenza sulle masse, anche quando, causa il tradimento dei dirigenti, lo sciopero terminò con una sconfitta. I lavoratori torinesi giurarono anzi di intensificare la lotta rivoluzionaria e di condurla su due fronti: da una parte contro la borghesia vittoriosa, dall'altra contro i capi traditori.

La coscienza e disciplina rivoluzionaria, di cui le masse torinesi hanno dato prova, hanno la loro base storica nelle condizioni economiche e politiche in cui si è sviluppata la lotta di classe a Torino.

Torino è un centro di carattere prettamente industriale. Quasi tre quarti della popolazione, che conta mezzo milione di abitanti, è composta di operai: gli elementi piccolo-borghesi sono una quantità infima. A Torino vi è inoltre una massa compatta di impiegati e tecnici, che sono organizzati nei sindacati e aderiscono alla Camera del Lavoro. Essi furono durante tutti i grandi scioperi a fianco degli operai, e hanno quindi, se non tutti, almeno la maggior parte, acquistato la psicologia del vero proletario, in lotta contro il capitale, per la rivoluzione e il comunismo.

 

La produzione industriale

 

La produzione torinese è, vista dal di fuori, perfettamente centralizzata e omogenea. L'industria metallurgica con circa cinquantamila operai e diecimila impiegati e tecnici occupa il primo posto. Soltanto nelle officine FIAT lavorano trentacinquemila operai, impiegati e tecnici; nelle officine principali di questa azienda sono impiegati sedicimila operai che costruiscono automobili di ogni genere coi sistemi più moderni e perfezionati.

La produzione di automobili è la caratteristica dell'industria metallurgica torinese. La maggior parte delle maestranze è formata da operai qualificati e tecnici, che non hanno però la mentalità piccolo-borghese degli operai qualificati di altri paesi a esempio dell'Inghilterra.

La produzione automobilistica, che occupa il primo posto nella industria metallurgica, ha subordinato a sé altri rami della produzione, come l'industria del legno e quella della gomma.

I metallurgici formano l'avanguardia del proletariato torinese. Date le particolaritĂ  di questa industria, ogni movimento dei suoi operai diventa un movimento generale di masse e assume un carattere politico e rivoluzionario, anche se al principio esso non perseguiva che obiettivi sindacali.

Torino possiede una sola organizzazione sindacale importante, forte di novantamila iscritti, la Camera del Lavoro. I gruppi anarchici e sindacalisti esistenti non hanno quasi nessuna influenza sulla massa operaia, che si pone ferma e decisa dalla parte della sezione del Partito socialista, composta, nella maggior parte, di operai comunisti.

Il movimento comunista dispone delle seguenti organizzazioni di battaglia: la sezione del partito, con 1.500 iscritti, ventotto circoli con diecimila soci e ventitré organizzazioni giovanili con duemila soci.

In ogni azienda esiste un gruppo comunista permanente con un proprio ente direttivo. I singoli gruppi si uniscono a seconda della posizione topografica della loro azienda in gruppi rionali, i quali fanno capo a un comitato direttivo in seno alla sezione del partito, che concentra nelle sue mani tutto il movimento comunista della cittĂ  e la direzione della massa operaia.

 

Torino capitale d'Italia

 

Prima della rivoluzione borghese, che creò l'attuale ordinamento borghese in Italia, Torino era la capitale di un piccolo Stato, che comprendeva il Piemonte, la Liguria e la Sardegna. In quell'epoca predominava a Torino la piccola industria e il commercio.

Dopo l'unificazione del regno d'Italia e il trasporto della capitale a Roma, sembrava che Torino dovesse correre pericolo di perdere la sua importanza. Ma la città sorpassò in breve tempo la crisi economica, e divenne uno dei centri industriali più importanti d'Italia. Si può dire che l'Italia ha tre capitali: Roma, come centro amministrativo dello Stato borghese, Milano come centro commerciale e finanziario del paese (tutte le banche, gli uffici commerciali e gli istituti finanziari sono concentrati a Milano), e infine Torino come centro industriale, dove la produzione industriale ha raggiunto il massimo grado di sviluppo. Col trasferimento della capitale a Roma, da Torino emigrò tutta la piccola e media borghesia intellettuale che fornì al nuovo Stato borghese il personale amministrativo necessario per il suo funzionamento: lo sviluppo della grande industria attirò invece a Torino il fiore della classe operaia italiana. Il processo di sviluppo di questa città è, dal punto di vista della storia italiana e della rivoluzione proletaria italiana, interessantissimo.

Il proletariato torinese divenne così il dirigente spirituale delle masse operaie italiane che sono vincolate a questa città da molteplici legami: parentela, tradizione, storia e da legami spirituali (l'ideale per ogni operaio italiano è di poter lavorare a Torino).

Tutto ciò spiega il perché le masse operaie di tutta l'Italia erano desiderose, andando perfino contro la volontà dei capi, di manifestare la loro solidarietà collo sciopero generale di Torino; esse vedono in questa città il centro, la capitale della rivoluzione comunista, la Pietrogrado della rivoluzione proletaria italiana.

 

Due insurrezioni armate

 

Durante la guerra imperialista del 1915-18, Torino vide due insurrezioni armate: la prima insurrezione, che scoppiò nel maggio 1915, aveva l'obiettivo di impedire l'intervento dell'Italia nella guerra contro la Germania (in questa occasione venne saccheggiata la Casa del popolo); la seconda insurrezione, nell'agosto del 1917, assunse il carattere di una lotta rivoluzionaria armata su grande scala.

 

La notizia della Rivoluzione di marzo in Russia era stata accolta a Torino con gioia indescrivibile. Gli operai piangevano di commozione quando appresero la notizia che il potere dello zar era stato rovesciato dai lavoratori di Pietrogrado. Ma i lavoratori torinesi non si lasciarono infinocchiare dalla fraseologia demagogica di Kerenski e dei menscevichi. Quando nel luglio 1917 arrivò a Torino la missione inviata nell'Europa occidentale dal Soviet di Pietrogrado, i delegati Smirnov e Goldemberg, che si presentarono dinanzi a una folla di cinquantamila operai, vennero accolti da grida assordanti di "Evviva Lenin! Evviva i bolscevichi!".

Goldemberg non era troppo soddisfatto di questa accoglienza; egli non riusciva a capire in che maniera il compagno Lenin si fosse acquistata tanta popolaritĂ  fra gli operai torinesi. E non bisogna dimenticare che questo episodio avvenne dopo la repressione della rivolta bolscevica del luglio, che la stampa borghese italiana infuriava contro Lenin e contro i bolscevichi, denunziandoli come briganti, intriganti, agenti e spie dell'imperialismo tedesco.

Dal principio della guerra italiana (24 maggio 1915) il proletariato torinese non aveva fatto nessuna manifestazione di masse.

 

Barricate, trincee, reticolati

 

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